di Eleonora Mentaschi
Articolo apparso sulla rivista “Il Mio Cane”
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I primi tre mesi di vita del cane sono assolutamente determinanti.
Le indagini scientifiche degli ultimi cinquanta anni hanno rivelato che sono soprattutto il secondo ed il terzo mese di vita a incidere profondamente sullo sviluppo psichico e comportamentale del cane. Questo periodo viene definito “periodo di socializzazione” (1 e 2).
E’ in questa fase che si stabilizzano i rapporti sociali all’interno della cucciolata, che i cuccioli familiarizzano con altri cani, con l’ambiente circostante e con gli esseri umani (4).
– La madre e la cucciolata
Dalla quarta settimana di vita il ruolo della madre e dei fratelli diventa determinate!
La madre, infatti, insegnerà ai piccoli a controllare il morso e la stretta mandibolare (“inibizione del morso“) e quindi a giocare senza stringere eccessivamente.
In pratica, già dalla terza settimana, i fratellini iniziano a giocare tra di loro, ma ancora non sanno quanto i loro dentini aguzzi possano essere affilati e quanto forte sia la loro mandibola. Ecco che allora un piccolo morde il fratello facendolo piangere. Talvolta i versi del fratello sono sufficienti per interrompere il comportamento, ma molto più spesso i versi acuti stimolano ancora di più la presa. A questo punto la madre interviene. Essa si avvicina e punisce il cucciolo aggressore mettendolo a pancia all’aria e stringendo lievemente il suo musetto. Dopo due o tre volte il giovane cane imparerà che è conveniente evitare di stringe troppo e provocare dolore al suo compagno di giochi, che deve quindi calibrare e controllare il morso, altrimenti la madre arriverà e lo punirà.
E’ quindi la madre ad insegnare ai cani l’inibizione del morso. Quando ciò non accade, magari perché separati troppo presto dalla cagna o perché questa non si occupa correttamente dei figli (vedi primipara), i cani potranno poi giocare con i proprietari o con i propri simili senza rendersi conto di stringere troppo e provocare dolore: in un cane adulto di grossa mole, questo può divenire un comportamento molto pericoloso e difficile da gestire.
La madre, inoltre, insegna ai piccoli cosa significhi il ringhio e la “gerarchizzazione alimentare” (rispettare l’ordine gerarchico per accedere al cibo). Immaginiamo che un cucciolo si avvicini alla madre quando lei sta mangiando. Visto che ora è grande, non può certo permettersi di rubarle il cibo dalla ciotola: è una questione di regole e di gerarchia, i superiori vanno rispettati e saranno loro i primi a cibarsi, mentre i sottomessi devono attendere lontano il loro turno. La cagna allora emetterà un ringhio, ma il piccolo ancora non sa cosa significhi questo segnale vocale e continuerà ad avvicinarsi, imperterrito….ma verrà punito da lei con i corretti segnali.
Un altro aspetto fondamentale è che la calma ed il controllo vengono sempre appresi grazie agli atteggiamenti materni: mano a mano che crescono i cuccioli divengono sempre più intraprendenti ed esigenti e, talvolta, fin troppo insistenti con lei, che appoggiando la zampa sulla loro schiena ed emettendo un basso ringhio, li porta a fermarsi e controllarsi. Se questo non accade potrebbero diventare adulti iperattivi, difficili da gestire e da controllare da parte dei futuri proprietari.
Il gioco con i fratelli è ormai un’attività intensa. Anche se non sembra, è proprio giocando che imparano tutti quei comportamenti ed atteggiamenti che saranno poi indispensabili da adulti: la monta, la caccia, l’agguato, l’uso della coda, della bocca, etc. Il gioco, si dice, “è palestra di vita” e se manca (cuccioli orfani e/o isolati dai cospecifici) le conseguenze sono, purtroppo, evidenti. Cuccioli svezzati precocemente e allontanati dai fratelli prima della fine di questo periodo, da adulti possono avere problemi di socializzazione con i loro cospecifici (9). Saranno soggetti troppo orientati verso le persone, con difficoltà a giocare con altri cani (4).
L’interesse verso il mondo esterno aumenta progressivamente: prima è rivolto verso gli altri cani, poi verso le persone e successivamente verso i nuovi oggetti e ambienti (2).
Le scoperte di Scott et al. , di cui abbiamo già parlato, portarono a definire i periodi di sviluppo del cane:
1. Dalle 3 alle 8 settimane: i cani imparano meglio ad interagire con altri cani (socializzazione primaria intraspecifica)
2. Dalle 5-8 fino alle 12 settimane: i cani imparano meglio ad interagire con le persone e le altre specie animali (socializzazione secondaria interspecifica)
3. Dalle 5-12 fino alle 16: i cani esplorano i nuovi ambienti in modo formidabile
Gli altri cani dovrebbero essere conosciuti fin dalle 3/5 settimane di vita. Essi sono indispensabili per permettere ai giovani soggetti di confrontarsi con molti elementi sociali ed imparare quindi a interagire nel modo giusto con i propri simili, di ogni razza e dimensione essi siano. Per un bassotto può essere complesso comprendere i messaggi inviati da un San Bernardo, anche solo per la diversa tonalità dell’abbaio o del ringhio, oppure comunicare con cani a cui sono state amputate la coda e le orecchie (considerando che queste parti del corpo sono essenziali per decifrare i messaggi dell’altro).
E’ quindi importante mettere il cucciolo a contatto con più cani possibili. Se non è vaccinato è possibile farlo comunque con quelli che sono regolarmente vaccinati.
Affinché il cane diventi un buon animale da compagnia deve assolutamente imparare ora ad interagire con gli esseri umani e con gli altri animali che vivranno con lui. Tre mesi può essere fissato come limite massimo per la socializzazione spontanea del cane con un’altra specie.
Questo attaccamento o socializzazione interspecifica non ha le stesse caratteristiche dell’identificazione di specie: la socializzazione interspecifica (con specie diverse) richiede molta più fatica di quella intraspecifica, sono indispensabili rinforzi perché permanga e non è generalizzata a tutti gli individui della specie ma è limitato alle caratteristiche individuali (uomo, donna, bambino, bianco, nero, con barba etc).
Se, ad esempio, il giovane cane in questo periodo non vede bambini potrebbe poi non comprendere che rientrano sempre nell’insieme “esseri umani”.
Diciamo che, per formarsi un’immagine corretta dell’insieme “esseri umani”, dovrà vedere ed interagire con moltissime persone diverse, di tutte le età, con cappello, bastone, alte e basse, uomini e donne, etc
Da tutto ciò deriva l’importanza di far vivere al piccolo tante e diverse esperienze, sempre rispettando i suoi tempi e le sue reazioni (se fosse eccessivamente spaventato o stressato è meglio interrompere e chiedere consiglio ad un esperto).
L’ultimo aspetto è quello dell’abitudine a luoghi, odori e rumori differenti. E’ infatti proprio nella fase di socializzazione che i piccoli si adattano a tanti ambienti ed imparano a non temere quelli che scoprono. Un cucciolo cresciuto in campagna fino ai 3 mesi di vita, avrà grandi, se non immense, difficoltà ad adattarsi alla vita in città e potrebbe mostrarsi fobico dei rumori, delle macchine, dell’asfalto a tal punto da non voler neanche uscire di casa.
Questo accade proprio perché non si è considerata la socializzazione ambientale: chi li ha allevati fino ai tre mesi avrebbe dovuto portarli a scoprire luoghi diversi da quelli in cui sono nati, farli annusare odori ed udire tanti rumori. L’ideale sarebbe portarli in città ed in campagna almeno una volta, in stazione, sulla macchina o sui mezzi pubblici, etc. Naturalmente stando sempre attenti a non esagerare al punto da creare stress. Solo così diventeranno poi cani tranquilli ed in grado di ambientarsi ovunque.
La fase della Socializzazione coincide con l’inizio dell’imprinting, fenomeno ben descritto da Konrad Lorenz (10).
Questo tipo di apprendimento è importante affinché il cucciolo capisca di appartenere alla specie canina: egli, infatti, non nasce con la cognizione di essere un cane, è l’imprinting che permette l’identificazione del cospecifico, cioè del partner sociale e sessuale, ed è quindi essenziale per lo sviluppo comportamentale corretto (3).
Secondo Dehasse (10): “un animale con imprinting errato è perso per la specie”, infatti non interagirà correttamente con i suoi simili, potrà perfino essere attaccato per questo, e non si riprodurrà.
Da quanto descritto si evince la necessità di portare la massima attenzione durante queste prime fasi di vita. I cuccioli devono rimanere con la madre ed i fratelli fino ai due mesi di vita ed essere al contempo esposti ad altri cani, persone ed ambienti, nel rispetto delle loro caratteristiche individuali.
BIBLIOGRAFIA
(1) J.P. Scott e J.L. Fuller (1965 e 1974) – Genetics and the social behavior of the dog – University of Chicago Press – Chicago.
(2) Overall K.L. (2001) – La clinica comportamentale del cane e del gatto – C.G. Edizioni Medico Scientifiche, Prima Edizione Italiana.
(3) P. Pageat – Patologia comportamentale del cane – PVI, 1999 ;
(4) Houpt K.A. (2000) – Il comportamento degli animali domestici – Ed EMSI , terza edizione. Prima edizione italiana. Roma, 2000.
(5) Overall K.L. (1992) – Approcci farmacologici pratici ai problemi comportamentali. IN: Problemi comportamentali nei piccoli animali. Beck A.M., Overall K.L., McKeown D.B., Leusher U.A., Halip J. (Ed.) SCIVAC-Cremona. Pp.51-59
(6) Nott H.M.R. (1992) – Behavioural development of the dog. – In: Thorne C. (Ed.), The Waltham Book of Dog and Cat Behaviour, Oxford: Pergamon Press, pp. 51-62.
(7) Elliot O, Scott J.P. (1961) – The development of emotional distress reactions to separation in puppies- J. Genetic Psychol., 99, pp. 3-22.
(8) Pettijohn T., Wong T., Elert P., Scott J.P. (1977) – Alleviation of separation distress in three breeds of young dogs – Developmental Psychobiology, 10, pp. 373-381.
(9) Briese A. (2002) – The dog welfare directive of 2 May 2001. – Dtsch. Tierarztl Wochenschr 109(2), pp. 63-68.
(10) Lorenz K. (1935) – Der Kumpan in der Umwelt des Vogels. J. Ornith., 83, pp. 137- 413.
(11) Dehasse J. (1994) – Sensory, Emotional and Social Development of the young Dog. Bull. Vet. Clin. Ethol., Vol 12, pp. 6-29.