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Periodo di socializzazione: 2° e 3° mese di vita.

03/06/2020 by Eleonora Mentaschi Leave a Comment

di Eleonora Mentaschi
Articolo apparso sulla rivista “Il Mio Cane”
Vietata la riproduzione parziale o totale del testo

I primi tre mesi di vita del cane sono assolutamente determinanti. 
Le indagini scientifiche degli ultimi cinquanta anni hanno rivelato che sono soprattutto il secondo ed il terzo mese di vita a incidere profondamente sullo sviluppo psichico e comportamentale del cane. Questo periodo viene definito “periodo di socializzazione” (1 e 2).
E’ in questa fase che si stabilizzano i rapporti sociali all’interno della cucciolata, che i cuccioli familiarizzano con altri cani, con l’ambiente circostante e con gli esseri umani (4). 

– La madre e la cucciolata

Dalla quarta settimana di vita il ruolo della madre e dei fratelli diventa determinate! 
La madre, infatti, insegnerà ai piccoli a controllare il morso e la stretta mandibolare (“inibizione del morso“) e quindi a giocare senza stringere eccessivamente. 

In pratica, già dalla terza settimana, i fratellini iniziano a giocare tra di loro, ma ancora non sanno quanto i loro dentini aguzzi possano essere affilati e quanto forte sia la loro mandibola. Ecco che allora un piccolo morde il fratello facendolo piangere. Talvolta i versi del fratello sono sufficienti per interrompere il comportamento, ma molto più spesso i versi acuti stimolano ancora di più la presa. A questo punto la madre interviene. Essa si avvicina e punisce il cucciolo aggressore mettendolo a pancia all’aria e stringendo lievemente il suo musetto. Dopo due o tre volte il giovane cane imparerà che è conveniente evitare di stringe troppo e provocare dolore al suo compagno di giochi, che deve quindi calibrare e controllare il morso, altrimenti la madre arriverà e lo punirà.

E’ quindi la madre ad insegnare ai cani l’inibizione del morso. Quando ciò non accade, magari perché separati troppo presto dalla cagna o perché questa non si occupa correttamente dei figli (vedi primipara), i cani potranno poi giocare con i proprietari o con i propri simili senza rendersi conto di stringere troppo e provocare dolore: in un cane adulto di grossa mole, questo può divenire un comportamento molto pericoloso e difficile da gestire.

La madre, inoltre, insegna ai piccoli cosa significhi il ringhio e la “gerarchizzazione alimentare” (rispettare l’ordine gerarchico per accedere al cibo). Immaginiamo che un cucciolo si avvicini alla madre quando lei sta mangiando. Visto che ora è grande, non può certo permettersi di rubarle il cibo dalla ciotola: è una questione di regole e di gerarchia, i superiori vanno rispettati e saranno loro i primi a cibarsi, mentre i sottomessi devono attendere lontano il loro turno. La cagna allora emetterà un ringhio, ma il piccolo ancora non sa cosa significhi questo segnale vocale e continuerà ad avvicinarsi, imperterrito….ma verrà punito da lei con i corretti segnali.

Un altro aspetto fondamentale è che la calma ed il controllo vengono sempre appresi grazie agli atteggiamenti materni: mano a mano che crescono i cuccioli divengono sempre più intraprendenti ed esigenti e, talvolta, fin troppo insistenti con lei, che appoggiando la zampa sulla loro schiena ed emettendo un basso ringhio, li porta a fermarsi e controllarsi. Se questo non accade potrebbero diventare adulti iperattivi, difficili da gestire e da controllare da parte dei futuri proprietari.

Il gioco con i fratelli è ormai un’attività intensa. Anche se non sembra, è proprio giocando che imparano tutti quei comportamenti ed atteggiamenti che saranno poi indispensabili da adulti: la monta, la caccia, l’agguato, l’uso della coda, della bocca, etc. Il gioco, si dice, “è palestra di vita” e se manca (cuccioli orfani e/o isolati dai cospecifici) le conseguenze sono, purtroppo, evidenti. Cuccioli svezzati precocemente e allontanati dai fratelli prima della fine di questo periodo, da adulti possono avere problemi di socializzazione con i loro cospecifici (9). Saranno soggetti troppo orientati verso le persone, con difficoltà a giocare con altri cani (4).
L’interesse verso il mondo esterno aumenta progressivamente: prima è rivolto verso gli altri cani, poi verso le persone e successivamente verso i nuovi oggetti e ambienti (2).

Le scoperte di Scott et al. , di cui abbiamo già parlato, portarono a definire i periodi di sviluppo del cane:

1. Dalle 3 alle 8 settimane: i cani imparano meglio ad interagire con altri cani (socializzazione primaria intraspecifica)
2. Dalle 5-8 fino alle 12 settimane: i cani imparano meglio ad interagire con le persone e le altre specie animali (socializzazione secondaria interspecifica)
3. Dalle 5-12 fino alle 16: i cani esplorano i nuovi ambienti in modo formidabile

Gli altri cani dovrebbero essere conosciuti fin dalle 3/5 settimane di vita. Essi sono indispensabili per permettere ai giovani soggetti di confrontarsi con molti elementi sociali ed imparare quindi a interagire nel modo giusto con i propri simili, di ogni razza e dimensione essi siano. Per un bassotto può essere complesso comprendere i messaggi inviati da un San Bernardo, anche solo per la diversa tonalità dell’abbaio o del ringhio, oppure comunicare con cani a cui sono state amputate la coda e le orecchie (considerando che queste parti del corpo sono essenziali per decifrare i messaggi dell’altro).

E’ quindi importante mettere il cucciolo a contatto con più cani possibili. Se non è vaccinato è possibile farlo comunque con quelli che sono regolarmente vaccinati.
Affinché il cane diventi un buon animale da compagnia deve assolutamente imparare ora ad interagire con gli esseri umani e con gli altri animali che vivranno con lui. Tre mesi può essere fissato come limite massimo per la socializzazione spontanea del cane con un’altra specie.

Questo attaccamento o socializzazione interspecifica non ha le stesse caratteristiche dell’identificazione di specie: la socializzazione interspecifica (con specie diverse) richiede molta più fatica di quella intraspecifica, sono indispensabili rinforzi perché permanga e non è generalizzata a tutti gli individui della specie ma è limitato alle caratteristiche individuali (uomo, donna, bambino, bianco, nero, con barba etc).
Se, ad esempio, il giovane cane in questo periodo non vede bambini potrebbe poi non comprendere che rientrano sempre nell’insieme “esseri umani”.

Diciamo che, per formarsi un’immagine corretta dell’insieme “esseri umani”, dovrà vedere ed interagire con moltissime persone diverse, di tutte le età, con cappello, bastone, alte e basse, uomini e donne, etc
Da tutto ciò deriva l’importanza di far vivere al piccolo tante e diverse esperienze, sempre rispettando i suoi tempi e le sue reazioni (se fosse eccessivamente spaventato o stressato è meglio interrompere e chiedere consiglio ad un esperto).

L’ultimo aspetto è quello dell’abitudine a luoghi, odori e rumori differenti. E’ infatti proprio nella fase di socializzazione che i piccoli si adattano a tanti ambienti ed imparano a non temere quelli che scoprono. Un cucciolo cresciuto in campagna fino ai 3 mesi di vita, avrà grandi, se non immense, difficoltà ad adattarsi alla vita in città e potrebbe mostrarsi fobico dei rumori, delle macchine, dell’asfalto a tal punto da non voler neanche uscire di casa. 

Questo accade proprio perché non si è considerata la socializzazione ambientale: chi li ha allevati fino ai tre mesi avrebbe dovuto portarli a scoprire luoghi diversi da quelli in cui sono nati, farli annusare odori ed udire tanti rumori. L’ideale sarebbe portarli in città ed in campagna almeno una volta, in stazione, sulla macchina o sui mezzi pubblici, etc. Naturalmente stando sempre attenti a non esagerare al punto da creare stress. Solo così diventeranno poi cani tranquilli ed in grado di ambientarsi ovunque.

La fase della Socializzazione coincide con l’inizio dell’imprinting, fenomeno ben descritto da Konrad Lorenz (10). 
Questo tipo di apprendimento è importante affinché il cucciolo capisca di appartenere alla specie canina: egli, infatti, non nasce con la cognizione di essere un cane, è l’imprinting che permette l’identificazione del cospecifico, cioè del partner sociale e sessuale, ed è quindi essenziale per lo sviluppo comportamentale corretto (3). 
Secondo Dehasse (10): “un animale con imprinting errato è perso per la specie”, infatti non interagirà correttamente con i suoi simili, potrà perfino essere attaccato per questo, e non si riprodurrà.

Da quanto descritto si evince la necessità di portare la massima attenzione durante queste prime fasi di vita. I cuccioli devono rimanere con la madre ed i fratelli fino ai due mesi di vita ed essere al contempo esposti ad altri cani, persone ed ambienti, nel rispetto delle loro caratteristiche individuali.

BIBLIOGRAFIA
(1) J.P. Scott e J.L. Fuller (1965 e 1974) – Genetics and the social behavior of the dog – University of Chicago Press – Chicago.
(2) Overall K.L. (2001) – La clinica comportamentale del cane e del gatto – C.G. Edizioni Medico Scientifiche, Prima Edizione Italiana.
(3) P. Pageat – Patologia comportamentale del cane – PVI, 1999 ;
(4) Houpt K.A. (2000) – Il comportamento degli animali domestici – Ed EMSI , terza edizione. Prima edizione italiana. Roma, 2000. 
(5) Overall K.L. (1992) – Approcci farmacologici pratici ai problemi comportamentali. IN: Problemi comportamentali nei piccoli animali. Beck A.M., Overall K.L., McKeown D.B., Leusher U.A., Halip J. (Ed.) SCIVAC-Cremona. Pp.51-59
(6) Nott H.M.R. (1992) – Behavioural development of the dog. – In: Thorne C. (Ed.), The Waltham Book of Dog and Cat Behaviour, Oxford: Pergamon Press, pp. 51-62.
(7) Elliot O, Scott J.P. (1961) – The development of emotional distress reactions to separation in puppies- J. Genetic Psychol., 99, pp. 3-22.
(8) Pettijohn T., Wong T., Elert P., Scott J.P. (1977) – Alleviation of separation distress in three breeds of young dogs – Developmental Psychobiology, 10, pp. 373-381.
(9) Briese A. (2002) – The dog welfare directive of 2 May 2001. – Dtsch. Tierarztl Wochenschr 109(2), pp. 63-68.
(10) Lorenz K. (1935) – Der Kumpan in der Umwelt des Vogels. J. Ornith., 83, pp. 137- 413.
(11) Dehasse J. (1994) – Sensory, Emotional and Social Development of the young Dog. Bull. Vet. Clin. Ethol., Vol 12, pp. 6-29.

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Il gioco

03/06/2020 by Eleonora Mentaschi Leave a Comment

Il cane è un eterno Peter Pan: tutti noi sappiamo quando gli piaccia giocare, cucciolo o adulto che sia.
Questo aspetto è fondamentale nella sua vita e l’attività ludica ha molteplici funzioni.
Anche se potrebbe sembrarci un comportamento fine a se stesso, il gioco rappresenta invece un elemento determinante nella salute fisica e mentale del nostro amico a quattro zampe. Per questo abbiamo deciso di dedicare un articolo a questo tema fondamentale.

Ci sono tanti tipi di gioco e di classificazione, come la suddivisione in:
– Gioco sociale: con un partner della stessa o di un’altra specie
– Gioco solitario o individuale: senza un partner di gioco

E’ possibile poi fare una distinzione in:
– Gioco di movimento: inseguire, scappare, correre, fare la lotta, etc
– Gioco strumentale: con oggetti inanimati

Ovviamente le categorie sopra citate possono essere mescolate tra loro: si può avere il “gioco sociale strumentale”, cioè più individui che giocano a palla, oppure padrone e cane che fanno il tira e molla; oppure possiamo avere il “gioco solitario di movimento”, tipico di quelle corse sfrenate che molti cuccioli di cane e gatto fanno per casa!

A cosa serve il gioco? La risposte sono moltissime, vediamone alcune.
Al cucciolo, ad esempio, il gioco serve per:

– Formare il comportamento dell’adulto (gioco come palestra di vita – vedi dopo)
– Facilitare l’interazione sociale
– Aumentare la destrezza fisica e mentale
– Migliorare la coordinazione
– Esercitare e dare le prime dimostrazioni dei rituali e dei comportamenti ritualizzati
– Apprendere i ruoli sociali e la loro previsione nel futuro attraverso le sequenze degli eventi
– Fornire un’opportunità per l’esplorazione
– Fornire un’opportunità per imparare a risolvere problemi di crescente complessità
(Fagen , 1981), 

Gioco come palestra di vita

I cuccioli non smetterebbero mai di giocare! Sembra che si stiano semplicemente divertendo, ma in realtà stanno imparando, si allenano per capire ciò che dovranno poi fare da grandi, per questo si dice che “il gioco è palestra di vita“.

Secondo Danilo Mainardi, il gioco sarebbe una sorta di esercitazione attraverso la quale apprendere e maturare nozioni utili per la vita adulta riguardanti svariate sfere comportamentali. (A. Mori, Dizionario di Etologia di D.Mainardi; ed. Einaudi, 1992).

Mentre gioca, quindi, il giovane cane sperimenta tutti quei comportamenti che poi metterà in atto da adulto, in contesti assolutamente seri: montare, sottomettersi, inseguire una preda, etc.
E’ importante, quindi, saper gestire con la dovuta attenzione queste attività ludiche, fin dal principio.

Nei suoi primi mesi di vita il cane attraversa la “fase di socializzazione”, impara cioè ad interagire con i propri simili e con altre specie. Il gioco è la via principale per imparare a relazionarsi, è il mezzo comunicativo per eccellenza, crea dei legami e permette la socializzazione! Per questo è fondamentale dare al piccolo la possibilità di giocare libero, cioè senza il guinzaglio, con tantissimi cani, di età, taglie e razze diverse.

In questo modo imparerà a relazionarsi meglio e potremo prevenire molti problemi relativi ad aggressività intraspecifica, paure o fobie verso altri cani. Purtroppo invece molti di noi pensano che i cuccioli siano troppo fragili e vadano protetti
Allo steso modo dovremo permettere al cucciolo di giocare con le persone, ma ci sono alcuni suggerimenti da tener sempre presente.

Non lasciamo che il cane giochi mordendo mani, caviglie o altre parti del nostro corpo: potrebbe poi diventare un atteggiamento assai problematico. Se dovesse farlo, interrompiamo immediatamente ogni interazione con lui.
Meglio essere coerenti fin dal principio: acquistiamo numerosi giocattoli per cani, e indirizziamo le sue attenzioni solo su questi.

Non dovremmo mai utilizzare i nostri indumenti (es. la vecchia ciabatta) od oggetti (es. uno straccio), rischiamo di creare confusione: per un cane, purtroppo, non c’è alcuna differenza tra la vecchia scarpa rotta e il nuovo paio da 200 euro! 

Come abbiamo già detto, è importante dare al cane molti giocattoli differenti: in questo modo non solo lo terremo impegnato, ma gli permetteremo anche di sviluppare maggiormente le sue capacità cognitive. Il cucciolo deve sperimentare, annusare, mordere e interagire con più giocattoli possibili: questo lo aiuterà a diventare un soggetto più abile e intelligente.
Il gioco insieme ai proprietari deve essere una routine quotidiana! E’ un momento di relazione fondamentale, da gestire con attenzione.

Se, ad esempio, vogliamo giocare a tirare la pallina per farcela riportare, la cosa migliore è procurarsi due palle identiche. Prima ne lanceremo una, quando il cane l’avrà presa lo richiameremo e gli faremo vedere l’altra: in questo modo lascerà la pallina per andare a prendere la seconda, e così via.
Questo permetterà al cane di comprendere che non c’è competizione, ma che si tratta di uno scambio e di una collaborazione. Lascerà volentieri la pallina, perché saprà che noi non vogliamo rubargliela.

Gwen Baily dice “La mano va sempre per dare, mai per togliere“. Questa regola è fondamentale in tutti gli aspetti di vita quotidiana.

Non facciamo quindi l’errore di strappargli dalla bocca l’oggetto, altrimenti imparerà a trattenerlo o scappare da noi. Piuttosto prendiamo un bocconcino e lo passiamo sotto il suo naso: appena aprirà la bocca, diremo “Lascia” e daremo il premio. Ancora una volta comprenderà che non ha alcun motivo di essere competitivo e di tenere a tutti i costi l’oggetto in bocca. 
L’approccio gentile e collaborativo da sempre i suoi frutti, provare per credere!

Abbiamo quindi dato uno sguardo all’importanza del gioco nel cucciolo e nel giovane cane, ma, come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, il gioco permane per tutta la durata della vita del cane. Perché? Perché le sue funzioni sono veramente molteplici, vediamo insieme altri aspetti di questo modulo comportamentale.

Gioco come parte fondamentale della vita

Analizziamo il “gioco sociale“, cioè con un partner, cane o uomo che esso sia.
Per i nostri amici a quattro zampe è molto importante poter giocare liberi (senza cioè il guinzaglio) con i propri simili: è un modo per divertirsi e comunicare. E’ nostro dovere permettergli quotidianamente di incontrare i suoi partner di gioco.

Non dimentichiamoci infatti la natura del cane: “animale sociale di branco”.
Anche se noi siamo i suoi proprietari ed amici e possiamo divertirci tantissimo insieme… restiamo pur sempre dei bipedi!! Se lo depriviamo delle corse sfrenate e delle lotte ritualizzate con i suoi amici a quattro zampe potrebbe diventare stressato ed irritabile e perfino perdere la socializzazione e diventare un soggetto aggressivo verso i suoi simili. Sarebbe veramente un peccato.

Un altro aspetto interessante è quello del gioco con le persone. Sarebbe sempre meglio non giocare a livello fisico con i nostri cani, optando piuttosto per i giochi con oggetti.

Facendo la lotta, infatti, potrebbero venir esasperati dei comportamenti che poi, in altri contesti, sono assai fastidiosi: ecco come nascono i numerosi cani che saltano addosso, mordono giocosi e felici le braccia e le mani degli ospiti, che si ritrovano simpatici buchi e tanta bava sui maglioni… .

Se ci divertiamo a inseguire il nostro Fido per tutta casa, ecco fatto: al posto di tonare quando lo chiamiamo avremo un fuggitivo sempre pronto a nascondersi, che bel gioco!
Meglio quindi optare per un sano e buon gioco con qualche oggetto.

Abbiamo già trattato del riporto della pallina, per cui vi rimandiamo al paragrafo precedente. Vediamo ora il “tira e molla“. Ci sono cani (e padroni) che adorano questa attività: da una parte il proprietario che trattiene l’oggetto, dall’altra il cane che tira, è un po’ come il gioco della fune. Purtroppo questo gioco non è sempre adatto. Esso infatti stimola la competitività, l’aggressività (noterete che i cani ringhiano molto) e rinforza la potenza del morso, con logiche conseguenze.

Io consiglio di giocare al ‘tira e molla’ con molta cautela, rispettando alcune regole: 
1) il cane deve imparare a lasciare l’oggetto quando il proprietario lo chiede 
2) il gioco non deve mai proseguire se il cane diventa troppo eccitato o aggressivo 
3) deve essere sempre il proprietario a decidere i tempi di inizio e di fine gioco. 

Ecco come dovrebbe essere una sequenza corretta: seduto – impara a non rubare lo straccio, ma a prenderlo quando te lo dico io – combatti combatti – quando il cane sta andando troppo su di giri blocchi lo straccio – lascia- bravo – seduto- bravo!- premio.

Dopo il bravo inizio ancora la sequenza. Quando decido di terminare il gioco del ‘tira e molla’, chiederò il lascia, prenderò l’oggetto e lo metterò via, dando un bocconcino o un altro giocattolo come premio.
Se viene eseguito in questo modo, allora il ‘tira e molla’ è un toccasana per insegnare le regole e l’autocontrollo al nostro cane!

Se invece non doveste riuscire a ottenere questi risultati e il cane fosse giovane (quindi in fase di studio ed apprendimento) o troppo competitivo, io consiglierei di evitarlo del tutto, preferendo attività come il tiro della pallina, del legnetto, il cerca, il nascondino o qualsiasi altro divertimento che non implichi l’uso della forza e della lotta.

Giocattoli contro la solitudine

I cani passano molte ore da soli. Spesso si annoiano, non sapendo come impegnare il tempo. Alcuni di questi cani cercheranno di distrarsi come meglio possono, magari mordicchiando i mobili o i nostri indumenti, altri abbaieranno o piangeranno nella speranza di farci tornare a casa da loro.
Non tutti i soggetti manifestano un disagio, ma in ogni caso è giusto dar loro delle attività divertenti da svolgere in nostra assenza.

Se lasciamo i giocattoli che normalmente hanno a disposizione (pallina, corda, etc), probabilmente il cane non sarà molto interessato. 
Dovremo quindi trovare dei giochi da lasciare solo ed esclusivamente quando è solo e che lo tengano impegnato.
La cosa migliore è quella di associare i giocattoli al cibo. Qualsiasi giocattolo che si trovi in commercio potrebbe essere idoneo a questo scopo, purchè sia resistente ai denti del nostro Fido.

Se, ad esempio, prendiamo una palla da baseball per cani, che ha due fori alle estremità, e la riempiamo di bocconcini, il cane dovrà trovare il sistema per far uscire i premietti. Quando avrà capito che, facendo rotolare la palla, escono i bocconcini, ecco che avrà trovato un’attività molto interessante e divertente con cui tenersi occupato!

Nei negozi ed on-line esistono giocattoli per cani appositamente creati per essere dati ai cani quado restano soli a casa , i più famosi sono gli americani Kong®, giochi in gomma che possono essere riempiti con diverse leccornie (se volete farvi un idea, date un occhio al sito originale www.kongcompany.com).

Su questa filosofia potremmo veramente sbizzarrirci e non è questa la sede per segnalarvi tutti i giocattoli masticabili e contro la solitudine e la noia. Sappiate che spesso hanno un foro in cui inserire il cibo e il cane deve capire come arrivare a prenderlo: facendo rotolare l’oggetto, tenendolo tra le zampe e leccandolo, etc.

Chiedete consiglio al vostro commerciante di fiducia o al vostro educatore cinofilo.
Troverete anche un sito dedicato proprio a questo argomento, al quale abbiamo deciso di dare il nostro appoggio perché presenta veramente dei giocattoli intelligenti: www.smartdog.it.
Un ultimo consiglio: non dimenticatevi di togliere questi giocattoli quando rientrate a casa: in questo modo l’interesse verso di essi rimarrà sempre alto!

Giochi di fiuto o work nose

Desidero concludere accennando un aspetto veramente intrigante del gioco: il work nose! Tutti noi sappiamo che il cane ha un fiuto eccezionale, ma spesso non ci soffermiamo a riflettere abbastanza su questo aspetto.

Così come il nostro cervello è predisposto alla parola, così gran parte del cervello del cane è dedicata proprio al fiuto: stimolare questo senso, quindi, non solo vuol dire allenare le sue capacità, ma anche permettere di sviluppare le capacità cognitive del nostro Fido.
Se lui usa il suo tartufo sarà un soggetto più equilibrato, più sereno, più calmo e soddisfatto.
Provare per credere! In molti Centri Cinofili oggi si fanno queste attività insieme ai cani, ma possiamo anche cimentarci in qualche semplice esercizio a casa.

Prendiamo una decina di piccoli bocconcini. Mettiamo il cane seduto e diamo il comando resta. A questo punto mettiamo in fila i bocconcini, distanti 5-7 cm l’uno dall’altro, a formare una linea retta. 
Questa la potremmo chiamare una rudimentale “pista”. La pista termina sempre un Jack Pot, cioè una montagnetta di 3 o 4 bocconi (altrimenti il nostro amico non saprà mai quando smettere di fiutare!!).

Torniamo dal nostro cane facendo però un giro ampio, senza passare vicino alla nostra pista, per evitare di “inquinarla”.
Diamo il comando, ad esempio “Cerca Billy!” e osserviamo, in silenzio, per non deconcentrarlo.

Il cane dovrebbe seguire la pista, senza però saltare da un boccone all’altro. Se invece dovessero essere un po’ confusionario, andare in fondo, poi tornare a metà, insomma, se non dovesse seguire la pista, niente paura! E soprattutto niente sgridate.
Si riparte da capo, provando a cambiare la distanza tra i bocconcini, mettendoli più vicini o più lontani. Impariamo così a osservare il nostro amico e cerchiamo di trovare le soluzioni a lui più congeniali.

Non dobbiamo avere fretta né innervosirci: questo è un gioco di squadra!
Se non dovessimo riuscirci, potremmo trattenerlo dolcemente dal collare in modo da aiutarlo a rallentare mentre cerca, ma solo le prime volte.

Queste semplici piste possono poi essere cambiate, ad esempio inserendo degli angoli retti.
Una volta che il nostro cane avrà compreso il concetto di pista, con molti angli retti, potremo fare questi giochi fuori casa, rendendoli così più difficili.
Un prato con l’erba alta, non calpestata da altri, sarà infine il luogo ideale.

Ci sono moltissimi esempi di work nose, così tanti che dovremo dedicarci un articolo intero… speriamo quindi di farlo presto!

Per ora, buon gioco a tutti voi.

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Il maltrattamento invisibile

03/06/2020 by Eleonora Mentaschi

di Eleonora Mentaschi
Articolo apparso sullla rivista “Il Mio Cane”
Vietata la riproduzione parziale o totale del testo

La parola “maltrattamento” suscita in noi immagini crudeli e violente: cani picchiati, trascinati da macchine, legati ai lati della strada, seviziati, ecc. 
In effetti queste sono vere e proprie forme di sopruso, che chiunque ami gli animali e li rispetti non può accettare. Ma questa è solo la punta dell’iceberg, ciò che tutti riescono a vedere e valutare.

Ci sono altre forme di maltrattamento, forme più difficili da vedere e da condannare.
Di queste vorrei parlare, perché sono convinta che molti di coloro che oggi partecipano a questi maltrattamenti invisibili non lo facciano volontariamente, ma solo perché non ne hanno coscienza. La riflessione su questi aspetti potrebbe portare molti di noi a lottare anche contro queste forme sottili di maltrattamento o, per lo meno, a non parteciparvi involontariamente.

Se infatti ci sono persone che vendono cani allevati al limite del maltrattamento, fiere itineranti vergognose, fabbriche di cuccioli è perché ci sono molte persone che comprano da loro, partecipando ed incoraggiando, inconsciamente, il maltrattamento.

I Cuccioli

I cuccioli non hanno solo esigenze fisiche, ma anche psicologiche. I primissimi mesi di vita del cane sono i più importanti e delicati per lo sviluppo corretto del suo comportamento. Ciò che avviene nei primi 3 mesi di vita è decisivo e talvolta le conseguenze di errori in questo periodo possono essere irreversibili.

I cuccioli devono rimanere con la madre e con i fratelli almeno fino ai 2 mesi di vita, essere allevati in un ambiente stimolante e ricco, poter incontrare altri cani e persone fin dalle prime settimane.

Le prime fasi sono molto delicate perché “se l’animale non è esposto a stimoli appropriati durante questi periodi, potrà non sviluppare l’appropriato, o desiderato, repertorio comportamentale. Se non si consente ai cuccioli di confrontarsi con gli stimoli appropriati nei periodi in cui sono recettivi, i cani possono sviluppare problemi“ anche irreversibili (da K. Overall, 2001).

Per questo motivo è importante conoscere le esigenze del cucciolo per prevenire future patologie. Ma questo non sempre avviene, in parte per ignoranza, ma in parte per volontà (soprattutto economica).

Allevamento ed allevatore

Oltre all’allevatore professionista chiunque possieda un cane può farlo riprodurre.
Da una parte ci sono i privati, persone che non hanno interessi economici, ma che desiderano far riprodurre il proprio cane e magari regalare i cuccioli a qualche amico fidato. A volte i privati si informano seriamente di tutte le esigenze fisiche e comportamentali dei cuccioli, dimostrando veramente un grande rispetto per questi animali. 

Ma talvolta questo non avviene e, senza volerlo, alcuni privati separano troppo presto o troppo tardi i cuccioli dalla madre, li lasciano troppo a lungo isolati, non forniscono ai piccoli le stimolazioni sufficienti per crescere serenamente.

I cuccioli dovrebbero essere manipolati dalle persone che li crescono fin dalla nascita e gli dovrebbe essere data la possibilità di confrontarsi con le circostanze più varie.
Fin dalle 3 settimane di vita dovrebbero essere esposti ai cani adulti, e dalle 5 settimane alle persone e, nel contempo, alle nuove situazioni.
Un cane non deve essere adottato prima delle 7,5 – 8,5 settimane di vita.

Invito chi di voi si trovasse in questa situazione, ad informarsi bene prima di affrontare questo passo: solo l’informazione vi eviterà di maltrattare involontariamente queste deliziose creature.
Parlando invece di allevatori professionisti la cosa cambia radicalmente: l’ignoranza qui non è ammissibile e l’interesse economico non deve mai superare certi limiti, come purtroppo spesso accade sotto gli occhi di molti neo-proprietari ignari. E’ importante sapere come riconoscere un allevatore poco serio: se ancora è sul mercato è perché ci sono persone che comprano i cuccioli da lui.

Ci sono allevatori che separano la madre dai suoi cuccioli prestissimo, per poter ingravidare di nuovo la femmina, altri che li lasciano isolati e senza contatti, ci sono allevatori che tengono gli animali in vere e proprie situazioni di degrado, ma che ci consegnano il cucciolo lavato e profumato senza mostrarci l’allevamento ed i genitori. 
Per questo è importante non fermarsi all’apparenza: chiedete in giro le referenze e soprattutto andate a visitare l’allevamento più volte, chiedendo al proprietario di mostrarvi il luogo dove tiene la cucciolata ed i genitori.

Negozi e mostre itineranti

Ci sono vere e proprie fabbriche di cuccioli in tutta Italia, cioè “negozi” che vendono decine di cani di tutte le razze, spesso li importano dall’est, sottoponendoli a terribili trasporti ed a grossi traumi, Ci sono negozi che tengono i cuccioli in vetrina per giorni, a volte settimane o mesi in maniera degradante.
Purtroppo la vista di un dolce batuffolo di pelo spesso ci colpisce tanto da non farci riflettere. Ma così incentiviamo il maltrattamento.
Credo che chiunque ami i cani, una volta messo a conoscenza di queste realtà, possa fare qualche cosa, nel suo piccolo. Il mio invito è a non lasciarsi trascinare troppo dai sentimenti quando decidete di adottare un cane, ma di fermarsi un momento a riflettere su questi aspetti per non incentivare un terribile mercato di abusi.

I Cani adulti

I cani sono animali sociali, che vivono in branco, con necessità e diritti da rispettare.
Ci sono situazioni tipiche in cui questi diritti non vengono rispettati. Le più ovvie sono quelle in cui il cane viene tenuto sempre chiuso in un appartamento, o peggio, in un balcone senza praticamente uscire mai. Ma queste sono forme di maltrattamento che si vedono più chiaramente di altre.

Ad esempio molti pensano che un cane possa stare meglio in un giardino che in un appartamento, ma non sempre ciò e vero. Chi ha un grande spazio all’aperto molo spesso pensa che non sia necessario portare il cane tutti i giorni in passeggiata o che sia sufficiente lasciarlo libero nel giardino perché sia felice. Questo è maltrattamento invisibile!

Il cane ha bisogno di contatti con i proprietari, di uscire a scoprire il mondo, di annusare gli odori, di incontrare propri simili e di giocare con loro. Facciamo un paragone: sarebbe come tenere una persona per 40 anni chiusa da sola in una bella stanza, senza farla uscire e senza che possa incontrare altre persone. Anche se la stanza fosse grandissima e bellissima, di certo i bisogni psicologici di confronto, discussione, scambio e curiosità per il mondo esterno non potrebbero essere soddisfatti. Si dice che una persona nata e cresciuta così potrebbe impazzire, e credo che non sia difficile crederlo.

Ci sono molti altri modi per non rispettare i bisogni del cane, ma non posso certo elencarli tutti. 
La mia speranza è che ci si fermi per lo meno a riflettere, che si capisca che il cane è diverso dall’uomo, ha sue proprie esigenze e che è importante conoscerle, informarsi per poterle rispettare.
Mettersi in dubbio è già un grande passo, ma lo studio, la frequentazione di corsi di comportamento di base sono il vero punto di partenza per una convivenza nel segno del rispetto.

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Informazioni utili per chi adotta un Cucciolo o un Cane adulto

03/06/2020 by Eleonora Mentaschi

di Eleonora Mentaschi – Membro SISCA e APNEC
Vietata la riproduzione parziale o totale del testo

– Prima di adottare un Cucciolo di Cane pensateci scrupolosamente. I Cani vivono anche 20 anni: considerate l’impegno che rappresenteranno prima di fare scelte avventate.

– Ricordatevi dei Cani abbandonati nei canili e nei rifugi, aspettano un proprietario che li possa amare e curare con responsabilità.

– Non adottate cuccioli di Cani più piccoli dei due mesi di età, potrebbero sviluppare problemi comportamentali (paura, aggressività, iperattività, etc).
Controllatene la provenienza, informatevi sui genitori, andate a visitare il luogo in cui sono tenuti, verificate che siano stati lasciati con la madre e con i fratelli fino al momento dell’adozione.
Diffidate dei falsi allevatori e non improvvisatevi allevatori.

– Il cucciolo di Cane, non appena adottato dalla sua nuova famiglia, deve essere socializzato e portato a contatto con tante persone, Cani ed ambienti differenti. In questo modo si abituerà a tutto ed avremo maggiori possibilità che diventi un individuo bravo ed equilibrato. Se così non fosse, crescendo potrebbe avere grandi difficoltà ad adattarsi e sviluppare paure, fobie o aggressività da paura. 

– Educatelo correttamente fin dal principio. Se non siete esperti, chiedete l’aiuto di persone qualificate (che utilizzino metodi gentili).

– I Cani devono essere vaccinati ogni anno, visitati regolarmente, avere il microchip e la medaglietta di riconoscimento. Le deiezioni vanno raccolte, nel rispetto di tutti.

– Il metodo migliore per educare un Cane è premiare tutti i suoi comportamenti corretti e desiderati. E’ assolutamente dimostrato che il Cane impara meglio se viene premiato per il comportamento desiderato invece che punito per quello sbagliato. Esempio: il Cane salta addosso, resto indifferente, il Cane scende: lo premio (ci metterà poco a capire quale comportamento sia più vantaggioso!)

– I premi possono essere differenti: si possono usare parole di lode (“bravo!” “bene!”); oppure dei bocconcini prelibali (che non siano la sua abituale alimentazione, un premio deve essere qualche cosa di speciale, ad es. premi per Cani, wurstel di pollo, pezzetti di petto di pollo lessati, etc), un ottimo premio può essere il gioco (per alcuni Cani è certamente il rinforzo più ambito), e non dimentichiamoci le carezze, ma solamente se il Cane le apprezza veramente (non tutti i Cani adottati da adulti, soprattutto se traumatizzati e spaventati, reputano le carezze un premio, fate quindi attenzione ed osservate il vostro Cane).

– Le punizioni devono essere il più possibile evitate e mai fisiche: un “No” secco e con voce decisa è più che sufficiente. La migliore punizione per un Cane è la nostra indifferenza. Il Cane salta addosso per fare le feste? Noi incrociamo le braccia, ci giriamo e ce ne andiamo: lo puniamo con l’indifferenza. Solo se fa il bravo e non salta, riceverà tutte le nostre attenzioni. 

– Premi e punizioni devono giungere contemporaneamente o subito dopo il comportamento da premiare o inibire (entro un secondo). E’ inutile punire un Cane per qualche cosa che ha commesso in nostra assenza: il Cane capirà che lo sgridiamo, ma non il motivo, e continuerà quindi a comportarsi come prima. Dobbiamo coglierlo in flagrante e punirlo con un secco “No!”. 

– “Dopo un no, viene sempre un sì”. Educare vuol dire indicare la via giusta, aiutare un individuo a comprendere quali sono i comportamenti corretti. Siamo sempre bravi a sgridare un Cane, ma ci dimentichiamo di premiarlo quando si comporta bene. Facciamo un esempio: il Cane salta sul divano, noi diciamo “No, vai giù”, a quel punto il Cane scende…e il proprietario gli dice “bravo!”, premiando così il comportamento corretto. Altro esempio: il cucciolo fa la pipì in casa, il proprietario lo coglie sul fatto, in flagrante, e lo punisce con un secco “No!”. A quel punto lo porta subito fuori e quando fa i bisogni lo premia con un sacco di coccole e qualche boccone prelibato. Dobbiamo “spiegare” ai nostri amici a quattro zampe che cosa desideriamo da loro.

– I Cani che abbaiano, distruggono o fanno i bisogni quando rimangono soli in casa, patiscono “ansia da separazione”, soffrono l’assenza del proprietario. Non sono dispetti, ma manifestazioni di un forte disagio. Rivolgetevi il prima possibile ad un esperto in problemi comportamentali per risolvere il problema.

– Quando si adotta un Cane, se si prospetta che il Cane dovrà restare solo a casa per alcune ore, è bene abituarlo fin da subito, anche se gradualmente.

– Un nostro atteggiamento troppo materno o protettivo può essere la causa delle difficoltà dei nostri Cani a restare da soli. 

– I Cani sono animali sociali che hanno bisogno di compagnia, non possono essere lasciati da soli troppe ore.

– I Cani devono uscire almeno 3 volte al giorno, anche se si possiede un grande giardino, per poter scoprire ed annusare il mondo, incontrare persone diverse ed i propri simili

– I Cani sono animali gerarchici e talvolta competitivi, per questo necessitano di regole che li aiutino a comprendere quale ruolo devono avere all’interno della famiglia-branco.

– Ogni Cane deve mangiare solo dopo che la famiglia ha terminato e non deve ricevere nulla dalla tavola. 

– I Cani adulti dovrebbero mangiare 2 volte al dì, cibo di buona marca. Se non sotto consiglio veterinario, evitate assolutamente le diete casalinghe.

– Quando il Cane pretende di giocare con noi o pretende attenzione (abbaiando, saltando addosso, mordicchiando mani, braccia o caviglie) dobbiamo ignorarlo. E’ sempre meglio premiare un Cane per i comportamenti corretti, quindi meglio considerarlo quando è calmo, piuttosto che quando è agitato. 

– Se il Cane manifesta aggressività (di qualsiasi tipo: da dominanza, da paura, territoriale, etc), distruttività o qualsiasi altro comportamento indesiderato, non esitate a rivolgervi ad un professionista.

– Dovremo essere coerenti in ciò che pretendiamo dal nostro Cane, imparare a conoscerli un po’ meglio e ad utilizzare i premi e la pazienza per aiutarli a comprendere come devono comportarsi.

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Comunicazione del Cane: i segnali di calma

03/06/2020 by Eleonora Mentaschi

di Eleonora Mentaschi
Articolo apparso sulla rivista cinofila “Ti presento il Cane”
Vietata la riproduzione parziale o totale del testo

I Cani sono animali che preferiscono evitare lo scontro, sono tendenzialmente pacifici. Voi direte: ma come, se si sentono e si vedono tanti Cani aggressivi?! Eppure i Cani, come i lupi e come molte altre specie, non ritengono l’aggressività la prima arma cui ricorrere.
Certo, è normale lottare per ottenere le risorse, il cibo, lo spazio, le femmine, ma solo se e quando è indispensabile farlo. Almeno che, ovviamente, non abbiano un problema comportamentale.

Gli animali, infatti, hanno sviluppato spesso delle forme di comunicazione che permettono di evitare attacchi e lotte inutili e pericolose per l’individuo stesso. La selezione non favorisce i maschi più valenti nel combattimento, ma quelli che più efficacemente si battono per il controllo di una situazione determinante.

Il maschio che ha più successo non è il rissoso ad oltranza, ma quello in cui l’inclinazione alla lotta e alla fuga si equilibrano.
Non il comportamento aggressivo quindi, ma un equilibrato sistema aggressione-fuga provvede a quella distribuzione territoriale che impedisce dannose interferenze (Timbergen, 1971).

I Cani, come tutti sappiamo, comunicano in modo molto diverso dal nostro. Mentre gli esseri umani utilizzano principalmente la comunicazione verbale, i Cani si avvalgono principalmente della comunicazione olfattiva e di quella visiva. Sono soprattutto le posture che permettono ai Cani di comunicare tra loro e con noi: la posizione delle orecchie, della coda, lo sguardo, ecc. hanno molti e differenti significati.

Due Cani che si incontrano prima si annusano e si studiano: il dominante mostrerà la coda dritta, orecchie in avanti, il corpo rigido, lo sguardo fisso verso gli occhi dell’avversario ed eventualmente i Canini in mostra e i peli della schiena ritti, ma se l’altro Cane assumerà un atteggiamento sottomesso, cioè coda tra le gambe, orecchie all’indietro, sguardo rivolto altrove o addirittura si butterà a terra mostrando il ventre e la gola, allora difficilemte ci sarà uno scontro: comunicando hanno già determinato i reciproci ruoli, non hanno alcun bisogno di lottare per determinare la gerarchia.

Negli ultimi anni, una straordinaria studiosa del comportamento, riconosciuta a livello internazionale, Turid Rugaas, ha scoperto 27 differenti posture e movimenti che i Cani utilizzano per comunicare, e li ha denominati Calming Signals o Segnali di Calma.

Questi segnali corporei hanno principalmente due funzioni: indicare le intenzioni pacifiche di chi li emette oppure manifestare un certo stato di apprensione o ansia. In realtà le due cose si fondono: quando un Cane emette dei segnali di calma per pacificare l’altro, probabilmente lo fa perchè non si sente a proprio agio e vuole allentare la tensione.

Possiamo dire che noi, quando vogliamo mandare un segnale di pacificazione che possa sciogliere la tensione tra due persone, utilizziamo il sorriso. Il Cane utilizza tutta una serie di segnali che vedremo in seguito.

Alcuni di questi segnali possono essere riprodotti dall’uomo per comunicare con i Cani e renderli più tranquilli e disponibili nei nostri confronti.

E’, a mio parere, un nuovo mondo molto affascinante, che ci permette di fare un passo in avanti verso la comprensione del Cane e verso una comunicazione tra uomo e Cane ancor più profonda.

Vediamo quindi di cosa si tratta.

QUALI SONO I SEGNALI DI CALMA O SEGNALI DI PACIFICAZIONE

1) Distogliere lo sguardo, girare la testa ed il corpo

Quando due Cani si incontrano può capitare di vedere uno strano “scambio di sguardi”: se i due si fissano reciprocamente, allora entrambi stanno sfidando l’altro e molto probabilmente arriveranno ad aggredirsi per decidere il reciproco ruolo.

Se invece uno dei due, o entrambi, distolgono lo sguardo, magari girando anche la testa, allora si rilasseranno e difficilemente arriveranno ad uno scontro fisico: hanno comunicato le loro intenzioni pacifiche, hanno messo in pratica i Calming Signals, come dire “non voglio confrontami con te, non ho cattive intenzioni, sono pacifico”.

Lo stesso accade con noi esseri umani: se, quando guardiamo un Cane, questo distoglie lo sguardo, vuole comunicarci le sue intenzioni inviandoci i Calming Signals.

Forse noi lo stiamo intimorendo, proprio perché lo fissiamo senza rendercene conto, oppure perché siamo in una posizione che lo spaventa, ed allora il Cane, sentendosi un po’ insicuro o stressato, inizia a voltare la testa e magari anche il corpo in un’altra direzione: vuole farci comprendere che non ha alcuna intenzione negativa nei nostri confronti.

Un Cane che ci invia Segnali di Calma può anche indicarci che non si sente molto sicuro: dobbiamo allora fermarci un attimo e riflettere, forse stiamo comunicando in modo errato ed il Cane non capisce cosa desideriamo fare, oppure il soggetto è particolarmente pauroso e non desidera farsi avvicinare da persone estranee. E’ arrivato il momento di rispondere al Cane con segnali di calma.

Infatti anche noi possiamo utilizzare i segnali di calma: quando incontriamo un Cane non dobbiamo fissarlo, bensì guardarlo e distogliere lo sguardo, preferibilmente voltando anche la testa e mettendoci con il nostro corpo leggermente girato (dando al Cane il nostro fianco).

Ripetendo più volte questi gesti: guardo un attimo e distolgo lo sguardo, guardo un attimo e distolgo lo sguardo, e così via.

Il Cane, se è in grado di comprenderli, si sentirà più tranquillo e più disponibile a conoscerci.

Pensiamo a quante volte un proprietario sgrida il suo Cane e questo volta lo sguardo: il proprietario si sente quasi offeso da ciò, prende la testa del Cane e la volta verso di se, dicendo “guardami quando ti parlo!”.

Questo è un esempio di quanto sia importante invece comprendere i segnali che il Cane ci sta inviando: ha perfettamente capito che lo stiamo sgridando, accetta la punizione e cerca di farcelo comprendere.

2) Avvicinarsi di lato, facendo un percorso non diretto

Per i Cani il modo in cui ci si avvicina è molto indicativo: un avvicinamento frontale e diretto può indicare sicurezza, dominanza, sfida e provocare, quindi, reazioni aggressive o di paura.

Un avvicinamento indiretto, cioè percorrendo un’immaginaria curva che porti un soggetto al lato dell’altro individuo, è invece un segnale di pacificazione che india che l’individuo che si sta avvicinando non cerca lo scontro od il confronto, anzi, le sue intenzioni sono pacifiche.

Pensiamo, allora, a cosa accade quando portiamo i nostri Cani al guinzaglio e ci avviciniamo agli altri Cani con una traiettoria diretta…quali segnali stiamo, involontariamente, mandando? E quante probabilità abbiamo che questo incontro si risolva in un’aggressività?

Se invece ci avvicinassimo gli uni agli altri facendo traiettorie a forma di curve, allora potremmo abbassare i livelli di apprensione e di stress che invece si creano con avvicinamento diretto ed avere maggiori probabilità che l’incontro si risolva con una pacifica conoscenza reciproca.

Allo stesso modo, quando siamo soli e vogliamo avvicinare un Cane che non conosciamo, la cosa migliore è di effettuare un avvicinamento non diretto, facendo una curva ed arrivando dando il fianco al Cane.

3) Sbadigliare

Un Cane può sbadigliare perché ha sonno, ma molto più spesso lo fa perché è a disagio, stressato o vuole comunicare un segnale di pacificazione.

Ricordo un Cane che era molto pauroso quando usciva in passeggiata: i proprietari avevano notato che fuori continuava a sbadigliare, mentre in casa questo non accadeva. Il Cane stava comunicando uno stato di stress. Bisognava lavorare su questo problema.

Se invece un Cane si avvicina ad un altro e sbadiglia, probabilmente vuole comunicare pacificazione e magari un po’ di insicurezza o stress. 

4) Sbattere le palpebre

Questo è un segnale più difficile da individuare, ma certamente utile per riprodurlo quando incontriamo un Cane: volteremo lo sguardo e sbatteremo ripetutamente le palpebre.

5) Movimenti lenti

Sappiamo benissimo che è meglio avvicinarsi ad un Cane e comunicare con movimenti lenti. Tutto ciò che è improvviso e veloce può causare uno stress o una reazione negativa (aggressione o fuga).

Quando un Cane si muove lentamente potrebbe, quindi, indicarci uno stato di stress. 

Pensiamo, ad esempio, al proprietario che richiama il suo Cane con voce imperativa: il Cane si sentirà intimorito, ed invece di correre incontro al suo padrone, si avvicinerà lentamente.
Il proprietario alzerà ancora la voce, indispettito da tanta lentezza, ed il Cane, naturalmente, rallenterà ancora di più nel tentativo di pacificarlo: quanta incomprensione reciproca!
Ed il risultato finale sarà che il proprietario non otterrà mai un buon richiamo, fino a quando non imparerà a comunicare correttamente ed a interpretare i segnali che il suo Cane manda.

6) Immobilizzarsi (freezing) e/o sedersi, sdraiarsi

Questo può essere la continuazione del precedente segnale di calma: il Cane si immobilizza, magari gira lo sguardo, talvolta si siede o si sdraia. Vuole chiaramente mandarci un segnale di calma.

Anche durante il gioco posiamo osservare che i Cani, ad intervalli, si siedono. Durante il gioco è molto importante che tutti gli individui sappiano che è un momento pacifico e che, qualsiasi cosa accada, è tutto per gioco! Il classico inchino, con il posteriore alto e le zampe anteriori distese a terra, serve proprio per questo e viene spesso ripetuto proprio per pacificare l’altro.

7) Leccarsi le labbra ed il naso

Questo è uno dei segnali di calma che appaiono più precocemente nel cucciolo.

Non è semplice da notare, ma se ci facciamo caso potremo vedere quante volte i Cani lo utilizzano. Alcuni in modo più evidente, altri in modo quasi impercettibile.

Anche noi possiamo provare a riprodurlo, ma difficilmente riusciremo nel nostro intento, un po’ perché la lunghezza della nostra lingua non è sufficiente ed un po’ perché il colore si confonde con quello della nostra pelle. Comunque ci sono Cani in grado di distinguerlo senza alcuna difficoltà.

Ora sta a voi: provate ad osservare i Cani e a individuare i Segnali di Calma… vi sorprenderete nello scoprire che non ve ne eravate mai accorti, ma i Cani li utilizzano molto più spesso di quanto non si pensi.

Lettura Consigliata:

Turid Rugaas
L’intesa con il cane: I Segnali Calmanti
Ed. Haquihana
(Acquistabile sul sito: www.smartdog.it)

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Prime fasi di vita del Cane: Sviluppo Comportamentale

03/06/2020 by Eleonora Mentaschi

di Eleonora Mentaschi
Vietata la riproduzione parziale o totale del testo> 
I primi tre mesi di vita del cane sono i più importanti e delicati per lo sviluppo corretto del suo comportamento. 
Ciò che avviene in questo periodo è decisivo e talvolta irreversibile: ecco perché è importante conoscere e studiare questo periodo della vita di un cane. Se ne tenessimo conto, una grande percentuale di cani con comportamenti inadeguati non esisterebbero. Cercheremo quindi di dare in questo articolo un’idea di questi principi, invitandovi a leggere e approfondire sui testi di etologia.

Il repertorio comportamentale si sviluppa secondo tappe ben precise, di pari passo con la progressione dello sviluppo neuro – sensorio dell’animale (4). 
Numerosi studi hanno dimostrato quanto siano importanti le esperienze vissute nelle prime fasi di vita. Il più famoso di questi, al quale tutt’ora si fa riferimento è quello condotto al Roscoe B. Jackson Memorial Laboratory at Bar Harbor, Maine nell’ormai lontano 1945, da J.P.Scott e più tardi con la collaborazione di J. L. Fuller. . 
Tra gli anni ’40 e ’50 John Paul Scott ed i suoi collaboratori. esaminarono in laboratorio una colonia di cani durante le fasi dello sviluppo di comportamenti specifici. I soggetti vennero esaminati fin dalla nascita, le osservazioni comportamentali iniziarono a 3 settimane d’età (1).
L’obiettivo degli autori era di verificare l’ipotesi che esistesse un “periodo critico” e analizzare le risposte dei cuccioli a diversi stimoli durante tale periodo.
Le loro ricerche hanno dimostrato che i cani presentano delle specifiche fasi di sviluppo comportamentale. Ogni fase corrisponde ad uno stadio di maturazione fisica e psichica, durante la quale i cuccioli sviluppano il loro comportamento e rispondono in modo diverso agli stimoli. 

Queste fasi sono molto delicate perché “Se l’animale non è esposto a stimoli appropriati durante questi periodi, potrà non sviluppare l’appropriato, o desiderato, repertorio comportamentale (…). Se non si consente ai cuccioli di confrontarsi con gli stimoli appropriati nei periodi in cui sono recettivi, i cani possono sviluppare problemi riferibili proprio ai suddetti periodi”(2). 

Una piccola esperienza oppure la totale mancanza di esperienza hanno un grande effetto sul comportamento successivo.
Successivamente M.Fox ed I. Dunbar hanno confermato quanto scoperto da Scott e Fuller.
Per questo motivo è importante conoscere le esigenze del cucciolo per prevenire future patologie.

I periodi indicati devono essere presi come riferimento, e non come valore assoluto. Ogni soggetto è differente dagli altri, esistendo differenze individuali, oltre che tra individui di razze e sesso differente, anche tra gli animali di una stessa cucciolata (5).

1) Periodo prenatale

Gli esperimenti degli ultimi anni nel campo del comportamento del cane hanno evidenziato l’importanza della fase prenatale per il successivo sviluppo comportamentale del cane. 
Uno studio portato a termine su cagne gestanti da 45 giorni, dimostra l’esistenza di interazioni, durante lo stato embrionale, tra la madre e i feti, tra i feti e l’ambiente esterno e tra i feti stessi (3): 

1. Madre – feto: quattro cagne in gestazione da 45 giorni sono sottoposte ad uno stress, per verificarne l’impatto sui feti. Lo stressor consiste in una detonazione con una pistola “scacciacani”. Le reazioni dei feti vengono monitorate con un ecografo, descrivendone la durata e la sequenza. I feti reagirono con una modificazione del loro stato, con movimenti di diversa natura e di durata variabile da 6 a 55 secondi. La durata di tali reazioni sembra essere correlata all’intensità di reazione della madre. L’esperimento dimostra che le reazioni emozionali della madre si ripercuotono sui feti.

2. Feto – ambiente esterno: tre cagne in gestazione da 45 giorni subiscono, ogni giorno per 5 giorni, una palpazione delle corna uterine piuttosto sostenuta. I feti vengono monitorati mediante ecografia. Il primo giorno i feti reagiscono con una agitazione della durata di 30 secondi. Dal terzo giorno la reazione si attenua progressivamente, e dal quarto giorno scompare in quasi tutti i casi. L’esperimento dimostra una reazione precoce agli stimoli tattili e l’esistenza di un comportamento di abituazione nel feto. Questa capacità di abitudine sembra giocare un ruolo nello stabilire le future soglie di sensibilità tattile (3).

3. Un’ultima questione dibattuta è quella relativa all’influenza feto – feto. Si ipotizza che, come è stato dimostrato nei bovini e nei roditori, si possa avere anche nel cane una androgenizzazione in utero. I feti possono essere esposti, tramite la madre, alle sostanze presenti nel sangue degli embrioni vicini e si possono verificare contaminazioni ormonali in utero. Questa tesi deve ancora essere dimostrata, ma potrebbe essere molto importante per comprendere alcune forme di aggressività nella femmina del cane (2)

E’ indispensabile conoscere questi elementi, sia perché possono modificare profondamente alcuni principi di selezione nell’allevamento, sia perché la loro gestione costituisce già un punto essenziale nella profilassi di alcuni disturbi dello sviluppo (3).

2) Periodo neonatale: prima e seconda settimana di vita.

I cuccioli nascono ciechi e sordi, la loro sopravvivenza dipende completamente dalla madre. L’attività fondamentale è rappresentata dal sonno, di cui il 95% è sonno REM. Il tempo di veglia è quasi totalmente occupato dalle poppate. 
Si assiste ad un rapido sviluppo del sistema nervoso e dei sensi, che verrà completato nel successivo periodo di transizione (5). 
I cuccioli mostrano una serie di riflessi spontanei: il riflesso di stimolazione alla respirazione, il riflesso perineale ed il riflesso labiale.

Riflesso labiale: appena sentono il capezzolo, scatta il riflesso di suzione che permette loro di alimentarsi e sopravvivere.

Riflesso di stimolazione alla respirazione: la madre stimola il loro primo respiro leccandoli nella zona ombelico-genitale (attenzione quindi a questa fase nel caso in cui la cagna sia al primo parto e non sappia comportarsi correttamente).

Riflesso perineale: Essendo ancora immaturi dal punto di vista sensoriale, la sopravvivenza dei cuccioli dipende completamente dalla madre (5) che deve stimolarli nella zona genitale affinché essi eliminino feci ed urina (se i cuccioli sono orfani dovrà eseguirlo l’uomo o i piccoli moriranno). Proprio il fatto che la madre li capovolga a pancia all’aria e li lecchi per stimolarli, insegna al cane a utilizzare da adulto il comportamento di “sottomissione passiva” a pancia all’aria, indispensabile per comunicare la propria sottomissione resa e, quindi, inibire nell’altro l’aggressività. 

Un cane che da cucciolo non venga stimolato a posizione supina, magari perché allevato in modo non corretto dall’uomo, non attuerà la sottomissione passiva e avrà, in seguito, grandi difficoltà a relazionarsi con i propri simili, come dimostra un interessante studio su cuccioli di Bassotto Tedesco.

I neonati non possono mantenere la temperatura corporea e sono ammucchiati gli uni sugli altri ed è probabile che le stimolazioni tattili che causano questi contatti giochino un ruolo fondamentale nella maturazione sensoriale (3). I cuccioli orfani fin da tenera età sviluppano molto frequentemente reazioni di fastidio e di aggressività da irritazione se manipolati dalle persone, che spesso riportano segni sulle mani e le braccia.

In questa fase “l’assenza di determinati stimoli può causare alterazioni funzionali nell’adulto” (3). L’ambiente influenza fortemente la formazione delle interconnessioni neurali. La sinaptogenesi inizia già a livello embrionale, ma in questo periodo dello sviluppo essa è fortemente influenzata dagli stimoli esterni.

Solo le connessioni interneurali che sono state stimolate si manterranno nel tempo. Ciascun circuito neuronale ha un “periodo critico”: se in questo periodo viene stimolata, la sinapsi si rinforza e stabilizza, ma se le stimolazioni non avvengono allora si osservano delle anomalie nel sistema neurale dell’individuo. Solo le interconnessioni neurali stimolate verranno quindi mantenute, mentre le altre degenerano. Questo fenomeno è assai importante e prosegue fino al periodo di socializzazione.

Per quel che concerne le capacità di apprendimento, pare che i cuccioli abbiano una certa capacità discriminativa e manifestino, già in queste prime settimane di vita, il comportamento di evitamento. Essi reagiscono ai rinforzi positivi, importanti al fine dell’apprendimento. I rinforzi che i cuccioli percepiscono come tali sono il latte, ma, ancora di più, lo sono il contatto con il pelo ed il calore della madre.

Si è dimostrato che, contrariamente a quanto molti credevano, un leggero stress e la manipolazione precoce dei cuccioli in da parte dell’uomo hanno un effetto benefico sullo sviluppo del cane (2). Questo non significa che bisogna disturbare i piccoli e prenderli in braccio, ma che è bene avere ogni tanto dei contatti con loro, parlare dolcemente e toccarli lievemente (senza solverli). E’ importante non lasciare completamente isolati madre e cuccioli come alcuni allevatori credevano opportuno.

3) Periodo di transizione: terza settimana di vita.

Durante il periodo di transizione, che si situa nella terza settimana di vita (2 e 3), si assiste ad uno sviluppo fisico e nervoso molto rapido (6) caratterizzato dall’acquisizione degli ultimi elementi sensoriali (3).

Esso inizia con l’apertura degli occhi e si conclude con la comparsa dell’udito, coincide cioè con la fine dello sviluppo della corteccia cerebrale (3). Si assiste al passaggio al comportamento eliminatorio normale, senza che la madre li debba stimolare. Alcuni soggetti già a 12 giorni di vita cominciano a reggersi sulle zampe. 
Proprio in seguito a questo sviluppo degli organi sensoriali, i cuccioli incominciano a percepire moltissimi stimoli e, allo stesso tempo, ad avere un certo grado di indipendenza dalla madre.

Gli studi di Scott et al. (1) evidenziarono che dai giorni 13 a 20 i cuccioli aprono gli occhi, diventano più coordinati ed iniziano a sobbalzare ai suoni, intorno ai 20 giorni si ha l’eruzione dei denti e il cambiamento delle capacità motorie e, all’inizio della quarta settimana, inizia il comportamento di scodinzolamento. Tutti questi comportamenti sono soggetti ad una certa variabilità tra razze (1).

Intorno al 15° giorni i cani si attaccano alla madre e, se ne vengono allontanati, manifestano grandi disagi. Inoltre i fratellini iniziano a giocare tra di loro e ad interagire in modo sempre più complesso. 
E’ fondamentale non separare la cucciolata in questo periodo, ne possono derivare gravi conseguenze sul comportamento.

4) Periodo di socializzazione: dalla quarta alla decima/dodicesima settimana di vita.

E’ in questa fase che si stabilizzano i rapporti sociali all’interno della cucciolata, che i cuccioli familiarizzano con altri cani, con l’ambiente circostante e con gli esseri umani (4). 

– La madre e la cucciolata
Dalla quarta settimana di vita il ruolo della madre e dei fratelli diventa determinate! 
La madre, infatti, insegnerà ai piccoli a controllare il morso e la stretta mandibolare (“inibizione del morso“) e quindi a giocare senza stringere eccessivamente. 
In pratica, già dalla terza settimana, i fratellini iniziano a giocare tra di loro, ma ancora non sanno quanto i loro dentini aguzzi possano essere affilati e quanto forte sia la loro mandibola. Ecco che allora un piccolo morde il fratello facendolo piangere. Talvolta i versi del fratello sono sufficienti per interrompere il comportamento, ma molto più spesso i versi acuti stimolano ancora di più la presa. A questo punto la madre interviene. Essa si avvicina e punisce il cucciolo aggressore mettendolo a pancia all’aria e stringendo lievemente il suo musetto. Dopo due o tre volte il giovane cane imparerà che è conveniente evitare di stringe troppo e provocare dolore al suo compagno di giochi, che deve quindi calibrare e controllare il morso, altrimenti la madre arriverà e lo punirà.

E’ quindi la madre ad insegnare ai cani l’inibizione del morso. Quando ciò non accade, magari perché separati troppo presto dalla cagna o perché questa non si occupa correttamente dei figli (vedi primipara), i cani potranno poi giocare con i proprietari o con i propri simili senza rendersi conto di stringere troppo e provocare dolore: in un cane adulto di grossa mole, questo può divenire un comportamento molto pericoloso e difficile da gestire.

La madre, inoltre, insegna ai piccoli cosa significhi il ringhio e la “gerarchizzazione alimentare” (rispettare l’ordine gerarchico per accedere al cibo). Immaginiamo che un cucciolo si avvicini alla madre quando lei sta mangiando. Visto che ora è grande, non può certo permettersi di rubarle il cibo dalla ciotola: è una questione di regole e di gerarchia, i superiori vanno rispettati e saranno loro i primi a cibarsi, mentre i sottomessi devono attendere lontano il loro turno. La cagna allora emetterà un ringhio, ma il piccolo ancora non sa cosa significhi questo segnale vocale e continuerà ad avvicinarsi, imperterrito….ma verrà punito da lei con i corretti segnali.

Un altro aspetto fondamentale è che la calma ed il controllo vengono sempre appresi grazie agli atteggiamenti materni: mano a mano che crescono i cuccioli divengono sempre più intraprendenti ed esigenti e, talvolta, fin troppo insistenti con lei, che appoggiando la zampa sulla loro schiena ed emettendo un basso ringhio, li porta a fermarsi e controllarsi. Se questo non accade potrebbero diventare adulti iperattivi, difficili da gestire e da controllare da parte dei futuri proprietari.

Il gioco con i fratelli è ormai un’attività intensa. Anche se non sembra, è proprio giocando che imparano tutti quei comportamenti ed atteggiamenti che saranno poi indispensabili da adulti: la monta, la caccia, l’agguato, l’uso della coda, della bocca, etc. Il gioco, si dice, “è palestra di vita” e se manca (cuccioli orfani e/o isolati dai cospecifici) le conseguenze sono, purtroppo, evidenti. Cuccioli svezzati precocemente e allontanati dai fratelli prima della fine di questo periodo, da adulti possono avere problemi di socializzazione con i loro cospecifici (9). Saranno soggetti troppo orientati verso le persone, con difficoltà a giocare con altri cani (4).
L’interesse verso il mondo esterno aumenta progressivamente: prima è rivolto verso gli altri cani, poi verso le persone e successivamente verso i nuovi oggetti e ambienti (2).

Le scoperte di Scott et al. , di cui abbiamo già parlato, portarono a definire i periodi di sviluppo del cane:

1. Dalle 3 alle 8 settimane: i cani imparano meglio ad interagire con altri cani (socializzazione primaria intraspecifica)
2. Dalle 5-8 fino alle 12 settimane: i cani imparano meglio ad interagire con le persone e le altre specie animali (socializzazione secondaria interspecifica)
3. Dalle 5-12 fino alle 16: i cani esplorano i nuovi ambienti in modo formidabile

Gli altri cani dovrebbero essere conosciuti fin dalle 3/5 settimane di vita. Essi sono indispensabili per permettere ai giovani soggetti di confrontarsi con molti elementi sociali ed imparare quindi a interagire nel modo giusto con i propri simili, di ogni razza e dimensione essi siano. Per un bassotto può essere complesso comprendere i messaggi inviati da un San Bernardo, anche solo per la diversa tonalità dell’abbaio o del ringhio, oppure comunicare con cani a cui sono state amputate la coda e le orecchie (considerando che queste parti del corpo sono essenziali per decifrare i messaggi dell’altro).

E’ quindi importante mettere il cucciolo a contatto con più cani possibili. Se non è vaccinato è possibile farlo comunque con quelli che sono regolarmente vaccinati in un ambiente controllato e privo di rischi.
Affinché il cane diventi un buon animale da compagnia deve assolutamente imparare ora ad interagire con gli esseri umani e con gli altri animali che vivranno con lui. Tre mesi può essere fissato come limite massimo per la socializzazione spontanea del cane con un’altra specie.

Questo attaccamento o socializzazione interspecifica non ha le stesse caratteristiche dell’identificazione di specie: la socializzazione interspecifica (con specie diverse) richiede molta più fatica di quella intraspecifica, sono indispensabili rinforzi perché permanga e non è generalizzata a tutti gli individui della specie ma è limitato alle caratteristiche individuali (uomo, donna, bambino, bianco, nero, con barba etc)
Se, ad esempio, il giovane cane in questo periodo non vede bambini potrebbe poi non comprendere che rientrano sempre nell’insieme “esseri umani”. 
Diciamo che, per formarsi un’immagine corretta dell’insieme “esseri umani”, dovrà vedere ed interagire con moltissime persone diverse, di tutte le età, con cappello, bastone, alte e basse, uomini e donne, etc

Da tutto ciò deriva l’importanza di far vivere al piccolo tante e diverse esperienze, sempre rispettando i suoi tempi e le sue reazioni (se fosse eccessivamente spaventato o stressato è meglio interrompere e chiedere consiglio ad un esperto).
L’ultimo aspetto è quello dell’abitudine a luoghi, odori e rumori differenti. E’ infatti proprio nella fase di socializzazione che i piccoli si adattano a tanti ambienti ed imparano a non temere quelli che scoprono. I cani cresciuti in un ambiente stimolante, risultano più curiosi e più abili nell’affrontare compiti difficili.

Un cucciolo cresciuto in campagna fino ai 3 mesi di vita, avrà grandi, se non immense, difficoltà ad adattarsi alla vita in città e potrebbe mostrarsi fobico dei rumori, delle macchine, dell’asfalto a tal punto da non voler neanche uscire di casa. Questo accade proprio perché non si è considerata la socializzazione ambientale: chi li ha allevati fino ai tre mesi avrebbe dovuto portarli a scoprire luoghi diversi da quelli in cui sono nati, farli annusare odori ed udire tanti rumori (anche cd pre-registrati). L’ideale sarebbe portarli in città ed in campagna almeno una volta, in stazione, sulla macchina o sui mezzi pubblici, etc. Naturalmente stando sempre attenti a non esagerare al punto da creare stress. Solo così diventeranno poi cani tranquilli ed in grado di ambientarsi ovunque.

Nel programma “Bio-sensor” troviamo: “E’ opportuno che l’allevatore metta a disposizione dei cuccioli oggetti di varia natura: giochi di diverse forme, colori e materiali, scatole di varie dimensioni da esplorare e in cui nascondersi, oggetti rumorosi con cui giocare ecc. Più cose il cucciolo potrà esplorare, più il suo cervello potrà immagazzinare informazioni e aumentare il suo bagaglio di conoscenze. Ogni esperienza nuova, fornirà al cucciolo una possibilità in più per capire il mondo ed interagire correttamente con esso”

Da quanto descritto si evince la necessità di portare la massima attenzione durante queste prime fasi di vita.

Dott.ssa Eleonora Mentaschi

Lettura consigliata

Patrick Pageat 
Cani si nasce, padroni si diventa
(Importante la parte sulle Prime Fasi di Vita del Cane, tralasciare i metodi di addestramento)
Ed. Pratiche, 2000 oppure Marco Tropea Editore


BIBLIOGRAFIA

(1) J.P. Scott e J.L. Fuller – Genetics and the social behavior of the dog – University of Chicago Press – Chicago, 1965 e 1974
(2) K.L. Overall, 2001
(3) P. Pageat – Patologia comportamentale del Cane – PVI, 1999 ; 
(4) K.A. Houpt – Il comportamento degli animali domestici – Ed EMSI – Roma, 2000

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